Giovedì 27 aprile si è svolta al Centro Congressi Roma Eventi - Piazza di Spagna (Roma) la Conferenza Nazionale sull’Architettura, un incontro pubblico al vertice tra autorità ed esperti professionali e universitari finalizzato ad individuare una strategia di sistema per il futuro dell’architettura italiana.

Moderati da Mauro Salerno, giornalista del Sole 24 Ore, si sono confrontati il Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini, il Sottosegretario al Ministero della Giustizia Cosimo Ferri, il Direttore dell'ufficio per la programmazione, promozione e coordinamento della ricerca internazionale presso il MIUR Federico Cinquepalmi, il Presidente del Consiglio Nazionale Architetti Giuseppe Cappochin, il Presidente della Conferenza Universitaria di Architettura Saverio Mecca, il Direttore del CRESME Lorenzo Bellicini, alcuni architetti Rettori di Atenei (Mario Panizza e Alberto Ferlenga), Anna Maria Giovenale e Ilaria Valente, rispettivamente Preside delle Facoltà di Architettura di Roma e Milano e l’architetto Paolo Giandebiaggi, docente dell’Università di Parma e membro italiano nel gruppo Architettura della Commissione Europea.

La conferenza ha suggellato, sotto l’egida del Ministero dell’Università e della Ricerca, un tavolo permanente teso al rilancio del ruolo dell’architettura italiana a partire dalla formazione universitaria nel confronto internazionale fino alla qualificazione, specializzazione e aggiornamento dell’offerta delle competenze dell’architetto. Questo tavolo, che sancisce una collaborazione simbiotica tra università e mondo professionale, ha tra gli obiettivi il rilancio della figura dell’architetto all’interno di uno scenario competitivo europeo ed internazionale, a partire da alcune modifiche dell’assetto normativo esistente, che appare in parte ormai inadeguato alle sfide dell’attuale mercato globalizzato.

Paolo Giandebiaggi, in particolare, ha messo in evidenza come la Comunità Europea interpreti tale ruolo al fine di favorire lo sviluppo ed il benessere dei cittadini europei,nei confronti di una sfida globale difficile da affrontare. La conoscenza dei numerosi casi oggi in essere all’interno della Comunità, quali sono le loro caratteristiche, quali finalità perseguono e come si attuano, consentono di formulare meglio e/o forse di diversificare l’offerta formativa in Architettura rispetto a un modello italiano che si ritiene generalmente rigido e monotipologico. Molti di questi casi prevedono una forte intersezione tra attività formative puramente universitarie ed esperienze insite nel mondo del lavoro, compreso quello professionale, fornendo un panorama di possibilità che in Italia è stato poco sperimentato e perseguito, ma che potrebbe essere una base di partenza interessante per una attualizzazione della offerta formativa, soprattutto all’interno di un’auspicata maggiore internazionalizzazione.

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